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Gay & Bisex

Va' dove ti porta l'ormone, ovvero avere diciott'anni


di Ptro
05.01.2021    |    607    |    1 9.7
"Nella luce dell’abitacolo, la sua pelle ambrata riluceva di un lieve velo di sudore, ed era perfettamente incorniciata dalla folta barba nera..."
Il debole tocco delle sue dita sullo schermo era l’unico rumore che si udisse nella stanza. La luce fioca dello smartphone faceva splendere le bottiglie vuote che gli amici avevano lasciato sul tavolino, e proiettava ombre oblunghe negli angoli lontani. – Allora, cosa ne dici, passo da te? – Esitò. Il cuore batteva forte all’idea, eppure… - Non so, ci sono gli amici che dormono, se si svegliassero e non ci fossi… - Attese pochissimo, la risposta fu rapida come un fulmine. – Scusa, ma non avevano bevuto come dei cammelli? Credi davvero possano svegliarsi? 😉 – Non aveva tutti i torti, eppure il giovane aveva paura. Ancora una volta con uno sconosciuto, ancora una volta rischiare la vita? – Si, però sai com’è, potrebbe sempre succedere. – L’altro rispose stizzito questa volta – Senti ragazzino, non ho tutta la notte: se lo vuoi passo ora, altrimenti vado a dormire e tanti saluti. – Allegata al messaggio c’era un'altra foto del suo cazzo: enorme, coperto di precum, e con una cappella larghissima e purpurea, stretto nelle sue grosse mani. Il ragazzo seppe che non poteva dire di no, lo voleva assaggiare, giocarci, sentirlo dentro. Era una cagna, e come tale avrebbe agito anche quella volta. – No, aspetta, vieni pure, fai uno squillo quando sei qui sotto. – Posò il telefono sul tavolino, un rombo sordo in petto e l’ansia che gli smorzava il respiro. Intorno a lui regnava il buio. Era solo con i suoi pensieri, che continuavano a dirgli quanto fosse una stronzata saltare sulla macchina di uno sconosciuto alle tre di notte. Dal basso, tuttavia, il suo cazzo gli sussurrava quanto invece fosse cosa buona e giusta, nonché un filo arrapante, compiere il gesto scellerato fino in fondo. Ovviamente, nel silenzio della notte, il pene vinse l’ardua sfida, così, prima ancora che giungesse l’atteso messaggio, il giovane sgattaiolò fuori dalla porta, senza emettere un suono. Si sedette dietro il cancellino del giardino, in attesa. Un uccello solitario gli faceva compagnia con un verso lugubre dalla cima di qualche albero, mentre lui si torceva le dita, cercando di distrarsi. Dopo un tempo che parve interminabile sentì una macchina arrestarsi di fronte al cancello, seguita a ruota da una notifica – Sono qui fuori. – Aprì lentamente il portoncino e uscì sulla strada deserta, avvicinandosi alla macchina. Il finestrino era abbassato, e dal sedile del guidatore lui gli sorrideva. Il ragazzino si sciolse, aprì la portiera e saltò dentro. – Ti ho convinto, allora! – esclamò l’altro, mettendo in moto. Poi, con un sorriso beffardo, lo stuzzicò – Non hai paura a salire in macchina con uno sconosciuto dunque? – Il ragazzino lo guardò deglutendo. Nella luce dell’abitacolo, la sua pelle ambrata riluceva di un lieve velo di sudore, ed era perfettamente incorniciata dalla folta barba nera. Era bellissimo. – Tendenzialmente avrei paura, sì. Ma con un daddy bello come te… – L’altro ridacchiò sotto i baffi, senza distogliere un attimo gli occhi dalla strada. Il che rincuorò il ragazzino; se proprio doveva morire, meglio evitare di farlo in un incidente stradale. In realtà il suo timore stava rapidamente svanendo, mentre una possente erezione iniziava a prendere piede nelle sue mutande. Non osò tuttavia tentare alcun approccio, e stette in silenzio per il resto del breve viaggio, che ebbe fine in un enorme parcheggio. L’uomo guidò lentamente nel buio fino a giungere nell’angolo più remoto del piazzale, dove finalmente spense il motore. La morte dei fari li riportò nel buio completo, nel silenzio della notte. Il ragazzino sentì la mano dell’uomo sulla sua coscia all’improvviso, ed ebbe un sussulto – Stai calmo, piccolo. Sei preoccupato, si vede, serve qualcosa che ti faccia rilassare – E con gentilezza gli strinse la mano, per condurla sul suo pacco. Cazzo, era enorme. Passò la mano su quei bermuda come fosse in trance, sentendo sotto alla stoffa un mostro che si gonfiava lentamente. Nel buio della notte pareva essere infinito, un giocattolo senza fine per un bambino affamato come lui. Si risolse dunque a guardare l’uomo. Gli occhi scuri rilucevano nell’ombra, allegri, come contemplassero la nuova preda. – Sei molto carino, sai ragazzo? – Arrossì, ma l’altro non poté accorgersene giacché ogni colore era mangiato dalla notte. – Grazie, anche tu. – L’altro strinse la sua mano sul pacco. – Vuoi che lo liberi? – Chiese con la sua voce bassa l’uomo. Il ragazzino mormorò un lieve sì. L’altro gli allontanò la mano, e con le sue dita grosse iniziò a slacciare la patta. La zip ruppe il silenzio che aleggiava nell’auto, facendo da overture all’ingresso sulla scena del cazzo più grosso che il ragazzino avesse mai visto. – Oh cazzo, è enorme! – L’uomo rise sommessamente – Non ti farà mica paura, vero? Sul profilo dicevi di essere una troietta esperta… – Il ragazzo scosse la testa, quella sarebbe stata decisamente l’ultima volta che esagerava la sua descrizione su Grindr. – E comunque, cosa hai intenzione di fare, starlo a guardare? Vai a coccolarlo un po’. – La mano dell’uomo si poggiò gentilmente sulla sua testa, spingendolo verso il suo cazzo. Ora era vicinissimo al volto del ragazzo. Il profumo della cappella lo colpì alle narici, inebriandolo. Si ritrovò ad inspirare dal naso, per godersi totalmente il momento. – Ah, ti piace l’odore del cazzo, sei proprio una troietta! – Era proprio così, non poteva farci niente, viveva per l’uccello. E lo voleva da morire. Portò la sua mano sull’asta, stringendo finalmente l’oggetto del suo desiderio, e socchiuse la bocca, per permettere alla sua lingua di andare ad accarezzare la cappella enorme che lo fronteggiava. In breve, si trovò le papille gustative soverchiate dal dolce gusto del precum che colava in abbondanza, e decise che era tempo. Aprì la bocca e si avventò sulla minchia. Giocò con la lingua attorno alla cappella, desideroso di bere quanto più possibile dello squisito liquido – Ti piace proprio bere, eh puttanella? – Lui si staccò un attimo e rispose – Sì signore, è buonissimo. – Signore? Da dove gli era venuto fuori? I pensieri furono però interrotti dalle mani di lui che gli si posero dietro alla testa – Signore? Vuoi forse dire che riconosci in me qualcuno da servire, e che sei pronto a fare tutto quello che ti chiederò come una brava zoccola? – Sgranò gli occhi, no, non voleva – Sì, signore, voglio solo soddisfarla. – Il suo cazzo aveva parlato per lui. Di nuovo, aveva saputo che cosa volesse meglio del suo cervello, o comunque, aveva deciso di intervenire per primo. – Perfetto allora, apri la bocca e fammi divertire. – Dopo queste parole spalancò la bocca, e l’uomo gli tirò giù la testa. Lo sentì entrare tutto, aprirgli la gola, spanarlo, e in un batter d’occhio si accorse di due cose: il suo naso era schiacciato nei suoi peli pubici, il cui odore era meraviglioso, e soprattutto, aveva un’erezione incredibile nelle mutande. Poi, l’uomo lo ritirò su per i capelli, e iniziò a scopargli la gola. Il cazzo gli scorreva nella bocca spalancata aprendola sempre di più, mentre rivoli di saliva gli scorrevano dai lati delle labbra, lubrificando ancora di più quel mostro. Non si era mai sentito così usato, e nemmeno così felice. – Basta troietta – Disse l’altro allontanandolo dal frutto del desiderio. – Sennò vengo e io ti ho promesso il trattamento completo. Vai sul sedile posteriore, spogliati, sdraiati sulla schiena col culo verso lo sportello. – Il giovane eseguì di corsa. Lo voleva dentro, cazzo se lo voleva. Il suo buco si stava allargando da solo, soverchiato dal desiderio di essere aperto da quel mostro. Poco importava se gli avesse fatto male, desiderava solo sentirsi aperto, e soddisfare il padrone. Era in estasi completa, quando l’uomo comparve di fronte allo sportello. I pantaloni calati, la camicia sbottonata su un petto villoso. Il cazzo del ragazzino ebbe un sussulto. Voleva essere suo, voleva che lo possedesse. L’uomo gli alzò le gambe, e lui le afferrò per tenerle a sé e offrire il suo culo perfettamente aperto al padrone. Che lo guardò, sorrise, e sputò sul buco. – Su troia, fammi vedere come ti apri. – Disse il barbuto infilando un dito nell’antro caldo, che lo avvolse subito senza problemi. Il ragazzino stava impazzendo, aveva caldo in tutto il corpo, e il suo culo sembrava aver bisogno solo di essere allargato di più, un dito non bastava. – La prego, signore, mi apra di più, voglio essere suo. Voglio farla godere! – L’uomo sorrise, gli tirò un ceffone sulla chiappa, e inserì altre due dita. – Così ti basta, troia? Ti senti abbastanza largo? O vuoi qualcosa in più, puttanella? Dai, dimmi cos’è che desideri di più. – Il giovane perse completamente il controllo, era teso come una corda di violino. Voleva solo il cazzo, e lo disse. – Voglio che mi scopi, signore. Voglio il suo cazzone che mi apra il culo, la prego. – L’altro lo guardò, sogghignò, e tolse le dita. Ed eccolo, appoggiato al suo buco boccheggiante di voglia, c’era il suo cazzo. Sentiva il precum bagnarlo. L’altro dava leggerissime spinte, senza entrare, che lo stavano facendo impazzire. – Ora entro troietta, e ti apro come un melone. – Entrò. Tutto, lentamente, così che il giovane potesse sentire ogni singola vena di quella bestia che valicava il suo orifizio, tendendolo allo spasmo. Entrò fino in fondo, toccandolo sulla prostata, riempiendo tutto quel buchetto stretto. Era l’estasi. Però – Il preservativo – Disse. – Metti il preservativo. – L’altro ridacchiò. – L’ho lasciato a casa, peccato bimbo. Ti scoperò senza e ti verrò dentro. – Ebbe un brivido, non seppe dire se di terrore o eccitazione. – No la prego signore, non può… – Ma il suo tono era palesemente poco convinto, e le parole interrotte da lunghi gemiti di piacere, giacché l’uomo aveva preso a muoversi, lentamente, avanti e indietro nel suo culetto. – Zoccola, hai detto che avresti eseguito qualunque mio ordine per darmi piacere, e lo farai. Ti sborrerò dentro – L’uomo sorrise, stretto dalla contrazione di piacere che ebbe il buchetto del ragazzino a quelle parole – Perché è quello che vuoi. Lo sai che lo vuoi. Una troietta come te gode all’idea di essere usata come svuotapalle da un uomo barbuto come me. O sto dicendo una bugia? – Il ragazzino non ebbe nemmeno il tempo di pensare, stavolta, che i suoi ormoni avevano risposto per lui. – Si signore, ha ragione, sono una troietta e voglio solo essere riempito. La prego, mi scopi e mi sborri dentro. Mi riempia col suo cazzone! – E da lì, fu solo goduria, per entrambi. L’uomo iniziò a sbatterlo forte, facendo ondeggiare la macchina con ogni colpo. Il silenzio notturno era rotto dal fragoroso impatto delle sue palle contro il tondo culo del giovane, ogni volta che il suo cazzo affondava fino in fondo, e al ragazzino pareva che fosse sempre più aperto, e il cazzo dell’altro più grosso e lungo, e lo sentiva mentre gli allargava l’ano, colpendo ogni volta in un punto diverso. Gli carezzava la prostata, facendolo mugolare di gioia, mentre l’uomo gli teneva il culo ancora più allargato con le mani, desiderando di arrivare ancora più in profondità in quel buco così accogliente e giovane e porco. Poi si fermò. Guardò il fanciullo negli occhi, e tolse il suo cazzo dalle sue viscere in silenzio. Il piccolo lo guardò con occhi tristi ed imploranti. – Dimmi che lo vuoi. – Lo voglio. Mi scopi, la prego. – Eccoti accontentato, troia! – E il cazzo tornò dentro nel momento in cui l’orifizio arrossato del ragazzo si stava chiudendo, allargandolo come non mai. Non aveva mai goduto così tanto, e si lasciò andare ad un urlo liberatorio, in sincronia con il grugnito dell’uomo. Tremava dal piacere che gli stava arrivando, quando il suo amante decise di ripetere il giochetto. Ogni volta che usciva, sentiva il disperato bisogno di essere riempito, allargato, e poi l’enorme cappella rientrava di botto, facendogli urlare tutta la sua goduria, avvicinandolo sempre di più all’orgasmo. Poi l’uomo entrò dentro, e non uscì più, ma prese a sbatterlo come un ossesso, colpendogli la prostata ad ogni spinta: il ragazzino non poteva fare altro che piagnucolare sconnessamente il suo piacere, mentre sentiva che l’orgasmo si preparava a coglierlo, e il piacere si irradiava dal suo culo ad ogni singola parte del corpo. – Ti riempio puttanella, vuoi la mia sborra? Vuoi essere mio per sempre? – Il ragazzino fece appello all’ultimo bagliore di lucidità che aveva per rispondere – Sì la prego padrone mi riempia! Mi faccia suo! Voglio la sua sborra! – Ed esplosero, insieme. Lo sperma del ragazzo volò sul petto e il volto di entrambi, imbiancando i peli dell’uomo, mentre il cazzo di questi, stritolato dalle contrazioni del culo del ragazzo, sparava fiotti di bianco nettare nel buchetto devastato. Poi l’uomo si abbatté sul fanciullo, respirando a fatica. – Apri la bocca, troietta. – Ordinò. Il giovane eseguì. Uno sputo lo centrò sulla lingua. – Ora sei ufficialmente mio. Marchiato in bocca e… in culo. – Rise l’uomo. – Spero che la tua vacanza duri ancora a lungo, perché ho intenzione di usarti molto spesso. – E lo abbracciò. Il ragazzino sorrise. Poi l’altro si tirò su, ed estrasse il cazzo dal buco ormai enorme del ragazzo. Lo osservò gongolando, poi alzò lo sguardo verso il ragazzino e disse – Certo che ti ho proprio distrutto, però guarda che bello spettacolo! – Il giovane rise e gli allungò il cellulare, che aveva estratto dalla tasca, esclamando – Fammi una foto dai, voglio vedere. – L’uomo eseguì, e poi andò a sedersi al posto di guida mentre l’altro si rivestiva, senza curarsi dello sperma che continuava a colargli dal culo. Andò a sedersi affianco al guidatore. – Allora, la foto? – Quello gliela mostrò. – Madonna, mi hai davvero sfondato – Disse ridendo. – Però hai ragione, è uno spettacolo bellissimo. E spero che presto ci possa essere un bis – Ammiccò. L’altro sorrise sotto i baffi. – Vedremo dai, ora ti riporto a casa. – E mise in moto. Stettero zitti, forse per recuperare il fiato, per i dieci minuti del viaggio di ritorno. Appena accostò, il giovane aprì la portiera per scendere. – Grazie mille Signore, sono stato benissimo – Disse sorridendo. L’altro lo afferrò per un braccio, e lo tirò a sé. – Apri la bocca. – Il ragazzino aprì subito. Deglutì con piacere lo sputo dell’altro. – E comunque, il tuo signore si chiama Marco, quando non ti sta spaccando il culetto. – Piacere, io invece sono Gio, quando non mi stai trapanando! – Si guardarono negli occhi. – A presto. – Disse Gio, e scese dall’auto. Lungo il vialetto si accorse che oramai albeggiava, e già qualche uccellino cantava al sole, nel piccolo giardino. Sorrise, felice come non mai, e un po’ imbarazzato dallo sperma che gli colava sul viso e dal buchetto ancora dolorante. Aprì la porta in silenzio, pronto ad andare a lavarsi. Un istante, e si sentì abbagliato. Poi capì, qualcuno aveva acceso la luce. Davanti a lui, sul divano, quei coglioni dei suoi amici lo guardavano ridendo. – Cola sborra! Ve l’avevo detto che era andato a festeggiare il suo diciotto! – Gli altri sbuffarono e tirarono fuori i soldi. – Oh, Gio, io ci ho provato a dire che magari eri andato a fare una passeggiata, ma niente, sei proprio troia! – Gio rise di gusto – Mi conosci davvero così poco da non scommettere che stessi succhiando un cazzo? – E, sempre ridendo, andò al cesso a lavarsi.
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